Zio Vanja e’ uno dei capolavori assoluti del teatro cekoviano

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Zio Vanja e’ uno dei capolavori assoluti del teatro cekoviano.

Ogni volta che leggo le opere di Cekov, Tolstoj, Dostoevskij, Gogol sono onorata di essere russa. La loro non e’ semplice letteratura. E’ filosofia. E sono felice di essere russa anche perché posso leggerli tutti nella lingua originale.

Ma ora torno al mio argomento. Al Teatro del Giglio hanno dato «Zio Vanja» per tre sere.

La regia e’ di Marco Bellocchio. Gli interpreti principali sono Sergio Rubini (zio Vanja), Michele Placido (Serebrjakov), Pier Giorgio Bellocchio (Astrof), Anna Della Rosa (Sonia), Lidiya Liberman (Eelena), Bruno Cariello (Teieghin) e altri.
Nonostante la crisi, per fortuna, il teatro e’ sempre pieno: sia per l’opera, sia per gli spettacoli drammatici, sia per la danza. La gente italiana va a teatro e l’eta’ del pubblico va da 5 a 85 anni.

Vorrei parlare solo dell’interpretazione di Sergio Rubini che era proprio fantastica!!! E’ un grande attore (e anche regista)! Il suo Vanja era così profondo e naturale che in certi momenti dello spettacolo trattenevo a mala pena le lacrime.

Degli altri avrei poco da dire. Ogni personaggio di questa opera teatrale e’ importante e ogni attore ha la possibilità di rendere indimenticabile la sua interpretazione. Purtroppo a tutti gli altri mancava qualcosa.

E ancora qualche pensiero che mi e’ venuto in mente. Se vado in un teatro italiano per assistere a un’opera russa oppure guardare uno spettacolo «russo», mi piace anche osservare la reazione del pubblico. Ieri sera
cercavo di rispondere ad una semplice domanda: se e’ possibile capire profondamente tutta la filosofia delle opere cekoviane senza leggerle abbastanza, senza la conoscenza dell’epoca e della vita del Paese del
Novecento. Chissa’ perché mi sono venuti questi dubbi. Magari perché c’erano dei momenti in cui a me venivano le lacrime e invece il pubblico in sala rideva. Certamente pretendere una reazione simile alla mia non e’ giusto. Ognuno ha il suo modo di vedere e di capire.

Credo non sia proprio facile per i registi e gli attori stranieri mettere in scena il teatro classico russo dell’Ottocento e del Novecento.

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