Puccini.

 

A volte anche una miniserie televisiva girata male risveglia un grande interesse per quello che il regista non e’ riuscito a «raccontare». Se poi l’argomento e’ un tarlo che ti rode da anni, non resta altro che soddisfare il proprio interesse.

Cosi’ e’ successo a me qualche mese fa quando ho guardato il «Puccini» di Giorgio Capitani. Devo dire subito che in quel momento non sapevo proprio nulla della vita del grande compositore ma questo non significa che non conoscessi le sue opere.
Il film non mi e’ piaciuto ma proprio per questo motivo ho voluto sapere e chiarire tutto quello che non mi era chiaro. Subito dopo ho trovato e letto un bel libro di Emiliano Sarti, «Giacomo Puccini, vita e opere», e prima di scrivere questo articolo ho anche riguardato il film. Dopo la seconda visione non mi e’ sembrato cosi’ male, ma e’ diventato chiaro che bisogna conoscere la vita del grande musicista per poter seguire almeno qualcosa della versione televisiva.

Essendo un’appassionata di musiche verdiane, la passione per quelle pucciniane non voleva nascere. Mi limitavo ad ascoltare qualche bel pezzo scritto da Puccini e poi basta. Certamente ognuno di noi ha i suoi gusti e le sue preferenze. Ho sempre trovato strano questo mio disinteresse per Puccini ma non me ne preoccupavo piu’ di tanto. Nella vita c’e’ il momento giusto per ogni cosa.

Allora, la curiosita’ per il nuovo mi ha inchiodato al televisore per 3 ore.Devo ammettere che dopo aver visto il lavoro di Capitani non avevo capito proprio NULLA della vita del compositore. Avevo l’impressione che il film fosse inizialmente molto piu’ lungo, che l’avessero tagliato in mille pezzi, ne avessero buttato via diversi e poi di quelli che erano rimasti ne avessero fatto una miniserie televisiva.

Per uno spettatore che non sa proprio nulla della vita di Puccini questo film e’ un caos di eventi, di persone e di pensieri. Il regista tocca diversi argomenti e non si ferma su nessuno di essi. Non si riesce a capire quali furono i rapporti tra Puccini e sua madre (ma erano comunque molto stretti e molto importanti per il compositore), come nacque la sua passione per musica e perche’ decise di fare il musicista. Non ci fanno vedere neanche la sua amata Lucca. Capitani si limita a una sola scena davanti alla Chiesa di San Giovanni che dura un minuto e basta.
E’ proprio strano che il regista abbia girato il film senza far vedere allo spettatore i posti significativi per l’artista. Mi e’ dispiaciuto che Capitani non abbia avuto neanche rispetto verso il pubblico: per un film su un vero personaggio storico ci vuole una buona conoscenza del materiale storico e massima attenzione ad ogni piccolo dettaglio. In questo caso la responsabilita’ del regista aumenta. Non si puo’ raccontare la vita di Puccini a Milano e far vedere Lucca, come ha fatto Capitani in una scena dove il gia’ famoso compositore esce da un locale milanese ma allo spettatore fanno vedere piazza del Giglio e piazza Napoleone.

Non capisco neanche per quale motivo le scene ambientate nella casa natale e in quelle a Torre del Lago non siano state girate in quei posti. Posso solo fare delle ipotesi: forse avevano paura di rovinare qualcosa nella vera villa di Puccini o nella casa natale? Boh. Non lo so, ma trovo strano raccontare agli spettatori della vita a Torre del Lago e far vedere un’altra casa. Almeno io non le ho riconosciute. Chissa’… forse mi sbaglio.

Nel film spesso fanno vedere Puccini che pensa alla morte e al suicidio avendo in mano una pistola. Quale dovrebbe essere il motivo e cosa dovrebbe pensare lo spettatore? L’unico pensiero che viene in mente e’ che Puccini fosse una persona poco equilibrata e in ogni momento triste e difficile prendesse subito la pistola per finire la sua vita in questo modo strano. Ma il vero problema non era cosi’ banale e semplice, invece Capitani ha preferito non farlo vedere e capire. Ha dato la sua interpretazione e si e’limitato a questo punto senza approfondire l’argomento in un modo che io trovo completamente sbagliato.

Secondo me carattere, turbamenti, pensieri, difficolta’, amori, rapporti con i librettisti, con Giulio Riccordi e Arturo Toscanini, rapporti famigliari e turbamenti personali sono troppo semplificati nel film. Capitani non li sviluppa cosi’ bene come dovrebbe dovuto per far capire al pubblico il mondo interiore di Puccini.

Alessio Boni interpreta abbastanza bene questo grande personaggio ma allo stesso tempo e’ difficile credere al suo Puccini come era difficile credere al suo Caravaggio. Dicono che Boni abbia interpretato benissimo Andrey Bolkonskiy in «Guerra e Pace» ma quel film non l’ho ancora visto. Puo’ darsi che sia un bravo attore. Di sicuro e’ un bell’uomo che turba la maggior parte del pubblico femminile e sa creare delle emozioni che lo rendono ancora piu’ сonvincente. Mi piace un unico suo personaggio, quello che ha interpretato nel film di Marco Tullio Giordano «La meglio gioventu'».

Molti anni fa ho visto per la prima volta «Verdi». E’ uno sceneggiato televisivo del 1982 girato da Renato Castellani. E’ un ottimo esempio di un fantastico «racconto televisivo» sul grande Giuseppe Verdi. Non ci si poteva distrarre neanche per un minuto dallo schermo.

Trovo molto importante raccontare bene gli eventi personali perche’ sono proprio quelli che creano un artista. Sono i ricordi d’infanzia; le figure dei genitori, delle persone che erano vicine, che insegnavano e credevano al suo talento, dei maestri; pensieri e turbamenti, difficolta’ e debolezze, momenti di felicita’ e di grandi delusioni, insomma tutto questo plasma un artista e si risente nella sua musica. Castellani e’ riuscito a creare un vero capolavoro e trovare gli attori giusti che hanno interpretato nel modo migliore i loro personaggi.

Sono passati anni ma spesso riguardo questo sceneggiato televisivo e lo trovo sempre stupendo! E’ pieno delle musiche del grande maestro, della storia d’Italia con cui si intreccia la vita del compositore. Il regista assieme a tutto il cast ha cercato di far vedere al pubblico come si e’ formato il genio di Verdi.

Forse, guardando «Puccini», ho fatto semplicemente dei paragoni con quel film di Castellani e mi e’ dispiaciuto per Puccini, la cui vita, arte e musica dovrebbero essere raccontate con piu’ rispetto e piu’ attenzione. Ma sono grata lo stesso a Capitani almeno per il grande interesse e la curiosita’ che ha risvegliato in me con il suo «capolavoro».

Cercando di approfondire questo argomento ho cominciato finalmente ad ascoltare le opere del grande lucchese senza piu’ limitarmi ai soli brani.

Per lo stesso motivo un giorno siamo ritornati nella casa natale di Puccini a Lucca. Nei mesi invernali non ci sono tanti visitatori e ho avuto la preziosa possibilita’ di fare una lunga conversazione con i custodi di quel posto, sentire la storia di quella casa, della famiglia Puccini e capire che un giorno vorrei trovare le risposte a molte domande che riguardano Puccini:
— come mai sua nipote Simonetta non ha regalato ma ha venduto allo Stato la casa natale del compositore?
— perche’ la stessa nipote avendo in proprieta la villa a Torre del Lago non la segue bene e quella pian piano si rovina avendo le muffe sulle pareti dove si trovano preziosissimi ogetti personali di Puccini?
— come mai gli appassionati e la gente interessata hanno solo 45 minuti perla visita di Torre del Lago, ma quella guidata costa 98 euro (ma su questoho gia’ scritto l’anno scorso)?
— perche’ nella casa natale c’e’ poco da vedere invece la villa a Torre del Lago e’ piena di cose che non si possono vedere attentamente in 45 minuti e la signora Simonetta non e’ interessata a spostare qualcosa a Lucca?

Forse tutte queste domande hanno le loro risposte e un giorno le ricevero’.

Ma ogni volta, quando si parla di un grande personaggio storico che ha fatto onore al suo Paese, a tutta la cultura musicale, quando vedo e sento le brutte storie che riguardano i suoi parenti e vedo la condizione poco piacevole dei musei che sono di loro proprieta’ mi viene una gran tristezza e un gran dispetto.

La Cultura e’ alla base di ogni Stato e non bisogna mai dimenticarlo! E certamente bisogna saper conservare il patrimonio culturale di ieri per le generazioni di domani.

 

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