La Battaglia del Ghiaccio

Nel 1242 nel lontano nord d’Europa si scontravano i Russi con i cavalieri Teutonici. In questo scontro i Tedeschi persero e Novgorod riuscì a mantenere la sua predominanza nel nord della Russia e sui traffici del Baltico Orientale. Dal romanzo storico All’ombra dei Tartari tiriamo fuori un’interpretazione di questa parte della vita del grande Alessandro Nevskii che può essere un nuovo canovaccio per un film su questo avvenimento, certamente non all’altezza del grande Eisensc’tain.
© 2004 di Aldo C. Marturano

………….
Gli è stato riferito che molti abitanti di Pleskov sono corsi al terem di Novgorod alla Cittadella proprio in cerca di lui con l’appello che accorresse a salvare la città natale di Santa Olga e, quando non lo hanno trovato, hanno tumultuato nella vece finchè questa non ha deciso di mandarlo a chiamare. Questa è la verità! Prepara quindi le sue cose e dopo qualche giorno è di nuovo in viaggio con i suoi verso la Cittadella.
            Novgorod si sta impavesando a festa in suo onore quando Alessandro arriva alla Cittadella e il principe è troppo preoccupato per la situazione militare che, secondo lui, è troppo trascurata e condanna quei festeggiamenti. Quindi dice al gran consiglio:
            “Non c’è tempo per le feste. Dobbiamo subito metterci in moto per preparare sia difesa che attacco e per battere i nostri nemici, sapete bene che servono uomini e armi. Perciò chiedo a tutta la città che ogni uomo in grado di combattere si metta a mia disposizione.”
            Nel suo terem raduna la duma e s’informa meglio di quello che si sa qui a Novgorod sui movimenti dei Cavalieri e i loro alleati tedeschi. La situazione non è rosea: I Cavalieri hanno preso Izborsk e poi anche Pleskov e il suo principe Vjaceslav, che sembra sia stato costretto a farsi ribattezzare dal vescovo latino che i cavalieri-monaci portano sempre con loro nelle campagne militari. L’avamposto di Koporjè è il primo pericolo da eliminare perché è proprio di qui che i Cavalieri intendono avviarsi verso il lago Ilmen e verso Novgorod.  Non c’è tempo da perdere !
            Si riunisce la vece e ancora una volta la maggioranza non è d’accordo con lui perché, secondo alcuni, proprio il namestnik con le sue politiche sbagliate ha permesso che i Cavalieri prendessero il fratello di Novgorod, cioè la città di Pleskov.
Le notizie intanto si incalzano e giunge voce che i Cavalieri sono a Tesov, praticamente a 35 verste da Novgorod, e bisogna decidere che fare !               
            Alessandro e i suoi uomini, offesi, ma risoluti, senza por tempo in mezzo, anche se non sono stati autorizzati da Novgorod, invece di ritornarsene a Perejaslavl’, aggirano il lago Ilmen e si avviano verso la terra dei Ciudi a nord del lago di Pleskov, a marce forzate. Come sempre Alessandro basa la sua strategia d’attacco sulla sorpresa e questa strategia vincerà ancora una volta: Koporiè è presa e viene data alle fiamme in modo che non ne resti traccia! I tedeschi che si salvano o i vescovi, per rispetto al loro abito, vengono lasciati liberi di ritornarsene a Riga e quelli riconoscibili come Cavalieri, vengono spediti incatenati a Novgorod per rimanere lì come ostaggio dopo che saranno interrogati tramite coscienziosa tortura. Alessandro infatti si è accorto che, come gli avevano già riferito, gran parte dei combattenti tedeschi sono solo dei poveracci senza precise idee politiche, ma solo in cerca di fortuna e che seguono il primo che offre loro delle possibilità di farsi una nuova vita. Sono i Cavalieri invece che interessano, perché possono sempre essere usati per le loro informazioni militari e  per lo scambio dei prigionieri.
            Mentre si avvia verso Pleskov, avvicinandosi si rende conto che solo con la sua druzhina non ce la farà mai a riprendere la città occupata dai Cavalieri.
            La città è molto ben guarnita: E’ appollaiata su un’alta collina che fa da spartiacque fra la Pleskovà, il fiume che dà il nome a Pleskov, e il fiume Grande (in russo Velikaja Rekà). Questi due fiumi confluiscono e si versano poi nel grande lago di Pleskov. Il Detinez di Pleskov è proprio lassù in cima alla collina con massicce mura di mattoni ormai ben riparate e in parte rifatte, da quando i tedeschi se ne sono impadroniti. L’unico punto d’attacco è dalla porta sud che si apre sulla campagna, ma per procedere ad una battaglia con speranze di vittoria c’è bisogno di molti altri uomini. Così Alessandro ristabilito il potere novgorodese a Koporiè deve ritornare a riconciliarsi con Novgorod e di lì di andare di corsa a Vladimir, nel villaggio di Bogoljubovo da suo padre, per chiedere rinforzi.
            “Padre carissimo! La situazione intorno al lago di Pleskov è molto critica. Se i cavalieri riescono a tenere Pleskov, Novgorod è praticamente finita. Come sapete dal Mar Baltico proprio attraverso Pleskov arrivano i mercanti che comprano le nostre merci e per i tedeschi è un mercato importante, questa città. E poi i Cavalieri non hanno intenzione di fermarsi, dopo aver conquistato Pleskov. Vogliono continuare nella loro penetrazione nelle Terre Russe. Il papa di Roma ha dato loro l’autorizzazione ad eliminare tutte le nostre resistenze affinché la chiesa latina prenda il posto della nostra santa chiesa. Questo non possiamo permetterlo ! Il principe locale è un gran codardo, padre, e, piuttosto che rinunciare al suo prestigio, si piega a tutte le soperchierie dei Cavalieri, addirittura facendosi battezzare dai latini. E’ uno scandalo.”
            “Capisco benissimo le tue preoccupazioni, figlio mio, e sono contento di poterti dire che voglio e devo aiutarti. Prenderai con te tuo fratello Andrea e i suoi e penso che con questo contingente riuscirai a farcela. Comunque anche io sono preoccupato e non solo per quello che accade dalle vostre parti. I tatari si sono di nuovo in moto verso occidente. Ormai Kiev non c’è più e quindi penso che il loro progetto di invadere l’Impero Romano d’Occidente continua. Io però devo tenerli lontani dalle nostre terre, perchè se ritornano con le solite rappresaglie di saccheggio e di morte, ci rovineranno completamente e perciò ho deciso di cambiare politica. I miei parenti e amici della mia prima moglie mi hanno detto, e poi anche consigliato, che è inutile spendere energie ad opporsi militarmente ai tatari. Si possono affrontare meglio con la diplomazia e con i donativi.”
            “Non vorrete capitolare agli infedeli ?”
            “Non è proprio così figlio mio. Vedi i tatari non sono poi quei mostri che si dipingono. Sono molto tolleranti verso i loro principi satelliti, basta che paghino un tributo fissato. Per loro è più comodo non dover trattare con tanti principi, ma solo con uno che li rappresenta tutti e poi lasciano questo principe libero di agire come vuole. Non era forse così quando a Kiev risiedeva il Gran Principe ? Si mandava il rappresentante nelle città soggette e la città-figlia continuava ad amministrarsi come voleva, purchè pagasse la decima e lasciasse a capo del servizio d’ordine, il rappresentante-namestnik di Kiev. Beh, mi dicono che anche i tatari organizzano i loro stati satelliti allo stesso modo. Per il momento non c’è altra scelta.”
            “E la nostra fede? Che ne sarà della nostra Chiesa?”
            “Quasi la totalità delle truppe dei tatari sono cristiani e russi come noi, forse ci sono peceneghi e cumani eretici nestoriani, questo sì ! ma adorano nostro signore Gesù Cristo e quindi anche da questo lato non avremmo problemi.”
            “Siete sicuro di tutto questo, padre mio?”
            “Sono convinto che c’è bisogno di pace nelle nostre terre, se vogliamo vederle rinascere!”
            Suo padre in fondo ha ragione, ma che direbbero i loro fedeli sudditi ad una mossa del genere? Chi vivrà, vedrà! Per ora bisogna pensare a salvare Novgorod dal pericolo imminente.
            E’ una bella armata quella che ora si muove da Vladimir. I nostri vanno senza fermarsi perché nessuno deve sapere quanti sono e dove sono finchè non saranno sotto le rive del lago Ilmen. Anche da Novgorod arrivano altri armati …
            “I fabbri e i lavoratori del metallo hanno lavorato giorno e notte per approntare tutte le armi che hanno potuto, affinchè anche questa volta Novgorod sia salvata dal genio di Alessandro Nevskii, ma anche dai suoi armati !” si va dicendo in giro in città. Infine tutti gli armati insieme si recano alla cattedrale per farsi benedire dall’arcivescovo e  per pregare prima di mettersi in cammino, e poi di corsa verso Pleskov. La città è con loro e tutti gridano: “Evviva Alessandro Nevskii ! Evviva i soldati novogorodesi e della “Bassa” (come vengono chiamati quelli che provengono dalle terre di Rostov e Suzdal’, in russo Nizovye)!”
            Sono più di 100 verste di cammino  e l’aria è ancora frizzante degli ultimi freddi invernali, ma con un sole che illumina i boschi e le foglie ancora coperte di neve. I novgorodesi vanno avanti per primi sotto l’incitamento di Alessandro Nevskii. Suo fratello Andrea Jaroslavic’ invece segue e tutto d’un fiato arrivano sotto Pleskov senza neanche essere avvistati dai soldati di guardia dai camminamenti. Si lanciano sulla porta sud del Detinez. La battaglia infuria per poco perché ancora una volta la sorpresa ha giocato un ruolo importante e Pleskov è ripresa.
            Anche questa volta i tedeschi rappresentanti dei Cavalieri vengono incatenati e mandati a Novgorod. Soprattutto dopo una concitata vece nella stessa Pleskov vengono puniti i traditori, coloro che hanno appoggiato il potere dei Portaspada finora e cioè il posadnik Tverdilo Ivanovic’ e i suoi fautori.
I suoi vorrebbero ora tornare ciascuno alla propria casa, ma Alessandro non vuol permetterlo perché c’è ancora da fare qui.
            “Fratelli miei, per ora il nostro contingente non farà ritorno perché dobbiamo aspettarci la controffensiva dei Portaspada che non tarderà. I Cavalieri sono per ora attestati a Juriev, che loro chiamano Dorpat, sul fiume Embach e senz’altro stanno preparandosi al contrattacco.”
            Alessandro non riesce ad immaginare come i tedeschi si muoveranno, ma, conosce il terreno e i consiglieri livoni e ciudi dei quali si servono questi cavalieri-monaci, e pertanto è quasi sicuro che attraverseranno il lago di Pleskov nella parte più stretta per poi arrivare su Pleskov dal lato occidentale. Lui ha dato ordine comunque ai suoi di tirare giù tutti gli alberi e gli arbusti che si può per un raggio di qualche versta intorno a Pleskov in modo che il campo visivo dalle mura della città sia completamente libero. Tutti gli abitanti della città intorno al Detinez hanno dato fuoco alle loro izbe e si sono raggruppati all’interno delle mura ed ora si preparano a resistere anche loro.
             Siamo alla fine di marzo e il grande lago è ancora coperto da spesso ghiaccio. Solo fra qualche settimana ai primi venti caldi di primavera il ghiaccio “griderà”. E’ un fenomeno strano e caratteristico che si riproduce ogni anno: si formano le crepe partendo dalla riva più calda e queste si propagano a gran velocità lungo il lago con schiocchi particolari rumorosissimi nel silenzio del mattino. E’ il segnale che il tempo del caldo sta arrivando …            
Alessandro ha fatto celebrare una solenne messa nella cattedrale della Santissima Trinità insieme al vescovo e tutti i cittadini. Questa chiesa non è da meno di Santa Sofia di Novgorod e addirittura si dice che sia stata la prima chiesa costruita da Santa Olga, la nonna di San Vladimiro, la prima russa ad essere battezzata a Costantinopoli. La prima costruzione era di legno, ma poi dopo il regno di Jaroslav il Saggio, la si era ricostruita in mattoni con la decima del principe di Pleskov Vsevolod Gabriele, la cui tomba è ancora lì in mezzo alle colonne della navata di sinistra. E’ proprio di qui che, dopo la solenne e lunga liturgia, il vescovo benedice tutti e prega per la salvezza della città, dicendo:
            “Figli miei ! Ancora una volta la pace non è di queste terre, ma questa guerra è anche guerra di salvezza e quindi va fatta. Ho solo un gran dispiacere nel mio cuore ed è che vedo combattere armati con la croce contro altri armati con la croce. Spero che il Signore perdoni chi ha provocato tutto questo e ci protegga da danni più grandi !” “Amen !” dicono tutti anche se il discorso non risulta molto chiaro se è contro la politica papale oppressiva o contro l’autonomia della chiesa russa.
            Per essere sicuro di capire da che lato muoveranno, Alessandro ha mandato lungo la riva occidentale del lago un piccolo contingente in ricognizione dietro i tedeschi in ritirata dopo la presa di Pleskov. Per ben sette verste questo contingente si è tenuto da parte dietro i tedeschi, ma poi si è dovuto scontrare effettivamente con i Cavalieri perché costoro hanno creduto che fosse già l’avanguardia dell’armata russa. Quindi ora è chiaro: I cavalieri intendono attaccare scendendo verso Pleskov dalla riva orientale del lago.
            Il lago si stende da nord  non lontano dalle rive del Mar Baltico a sud dove si trova Pleskov per ben oltre 150 verste e si divide in tre bacini: Il bacino settentrionale detto lago dei Ciudi perché abitato lungo le rive proprio da questi finni e chiamato in russo Ciudskoe Ozero. Poi il lago si restringe e si incontrano le isole di cui la più grande è l’isola Porka e di qui comincia il bacino mediano chiamato lago Caldo (in russo Tjoploe Ozero). Il lago finalmente si riallarga e diventa il bacino meridionale o lago di Pleskov propriamente detto (in russo Pskovskoe Ozero). Questo bacino è quello che vede Alessandro nella notte, dal camminamento delle mura nella luce della luna … E’ tutto uno spettacolo di un biancore unico, il lago ghiacciato e innevato, ed è di qui che il nemico arriverà.
            In verità i cavalieri sono già in movimento in pieno assetto di guerra, armati con le loro solite pesanti armature con la tunica bianca che porta sul petto e sulla spalla la croce rossa dell’Ordine di Santa Maria dei Tedeschi, con gli elmi dalle piume nere e montati sui loro cavalli arabi. Hanno deciso di attraversare il lago nel punto più stretto perché qui il ghiaccio sicuramente terrà senza rompersi al loro peso enorme e una volta sulla riva orientale si dirigeranno su Pleskov dalla parte più attaccabile. E’ inutile attaccare dall’altra riva perché lì si trova Izborsk prima di Pleskov e dovrebbero logorarsi in ulteriori scontri.
            Alessandro, dai suoi informatori in ricognizione lungo la riva occidentale del lago, sa ormai tutto dei movimenti dei Cavalieri e così decide di dirigersi a spron battuto lungo la riva orientale del lago, dove si attesta in vedetta su un’altura chiamata Sasso dei Corvi (in russo Voronii Kamen’) proprio davanti allo stretto che i cavalieri dovranno attraversare. E’ il 5 aprile del 1242!
            E’ l’alba ! Il sole, alle spalle delle truppe russe, comincia a levarsi dietro la nebbia che si va formando sulla coltre di neve che ricopre tutto il paesaggio. I due schieramenti si sono ormai avvistati l’un l’altro e si preparano perciò alla battaglia. E’ strano, e forse unico nella storia: la battaglia avviene proprio sul ghiaccio del lago !!
            I Cavalieri hanno la solita tattica d’attacco, la tattica detta dai russi a grugno di porco (in russo svinjeju) in cui un cuneo di cavalieri armati pesantemente con armature etc. si portano in avanti in una formazione a punta: prima due cavalieri pesantemente armati, poi tre, pi quattro e così via. Non sono molti, qualche decina forse a quel che si vede di qui. E’ previsto ora che questa punta penetri profondamente nello schieramento novgorodese tagliandolo in due parti in modo da scollegarle fra loro. Subito dopo al cuneo “a grugno di porco” segue la fanteria armata più leggermente formata da livoni e da altri “occidentali”, che si muoverà sui due lati contro i nostri. Questa la teoria. In pratica Alessandro dagli interrogatori dei Cavalieri catturati, dall’esperienza degli altri scontri, già conosce tale tipo di tattica militare e quindi, anche se il suo schieramento appare come un largo fronte di armigeri che si muove in avanti, in effetti è previsto che, non appena il cuneo dei cavalieri sia abbastanza vicino, il fronte si rompa in due schiere separate che si porteranno subito verso la retroguardia del nemico e lo attaccheranno sui fianchi. E’ una vecchia tattica imparata dai tatari che non invano l’hanno usata molte volte per battere i contingenti russi. E’ chiaro che i cavalieri armati pesantemente non avranno praticamente alcuno scampo essendo lenti nel muoversi e resteranno a combattere di spada e di mazza dove sono. In più c’è l’effetto ghiaccio e la sua scivolosità sommato all’effetto abbagliante sul nemico che si muove contro il sole.
            Ed ecco i due eserciti uno di fronte all’altro. Quello dei cavalieri con il loro cuneo avanzato formato dai cavalieri con l’armatura e le armi pesanti e quello di Alessandro fatto di cavalieri in parata orizzontale. I Portaspada si muovono secondo la loro tattica e l’armata russa si apre secondo i piani alla penetrazione dei teutonici, ma poi corre verso la retroguardia dell’armata dei Portaspada e  voltati i cavalli verso i Portaspada comincia a battere i tedeschi dai fianchi, mentre da terra arrivano gli altri armigeri che si erano tenuti finora nascosti e attaccano la retroguardia nemica. I teutonici sono così imbottigliati da essere praticamente massacrati! Inoltre il ghiaccio con i soliti crepitii spaventosi si rompe sotto i piedi dei tedeschi che con le loro armature non solo scivolano e cadono da cavallo, ma molti cadono nei crepacci del ghiaccio infranto e annegano inesorabilmente.
            Tutto è avvenuto come previsto e la Battaglia del ghiaccio, come sarà chiamata d’ora in poi questo scontro (in russo Ledovoe Pobois’c’e), dà la vittoria alle truppe russe con grandi perdite da parte dei tedeschi che nel pieno scompiglio devono fuggire sul ghiaccio o essere ammazzati.
            Alessandro e i suoi si mettono all’inseguimento dei Cavalieri superstiti che cercano di riparare a Riga lungo la riva orientale del lago, ma poi decide che è meglio rientrare a Pleskov e cercare di ristabilire l’ordine nella zona ormai riconquistata.
            E finalmente gli armigeri russi tornano in trionfo verso Pleskov.
            Alessandro è in testa con i prigionieri legati, sei in tutto, che lo seguono mesti e tristi, mentre tutta la città è sulle mura e i notabili sono pronti a dare il benvenuto ai loro salvatori. In testa alla processione che viene a dare loro il benvenuto ci sono il vescovo con le icone sante e le reliquie che hanno aiutato alla vittoria e davanti ad esse Alessandro con i suoi gesti clamorosi soliti, smonta da cavallo e si inginocchia di fronte alle sante immagini. Il vescovo lo benedice … e negli annali della città viene scritto:

“… Signore santo! Gloria a te! Dà a noi, indegni servi tuoi, la tua benedizione, e ti imploriamo di concedere, o Signore Onnipotente, gli effetti della tua misericordiaal nostro signore e principe, Alessandro Jaroslavic’!”

 

Glossario:

Namestnik – rappresentante, luogotenente
Posadnik – sindaco eletto secondo il diritto novgorodese
Terem – residenza del namestnik o del principe locale, di solito fuori delle mura della città
Druzhina – compagnia di scapoli che accompagnavano il principe armati ed erano al suo esclusivo comando
Izbà – casa contadina russa fatta di legno
Detinez – oggi si chiama Cremlino, era il centro fortificato delle città russe
Pleskov – oggi Pskov, a sud del Lago Pei pus, nella Federazione Russa
Ciudi – popolo finnico oggi scomparso, antenato dei moderni Estoni
Novgorod – la più importante città del nord Europa fino alla sua caduta nel 1478
Riga – sede dei Cavalieri Portaspada in Terra Lettone, fondata nel 1210 sulla confluenza del fiume Riga con
il fiume Daugava o Dvina
Livoni/Livi – popolo di origine finnica dell’Estonia
Portaspada – ordine di Cavalieri Crociati che conducevano “una crociata” contro gli “eretici” dele Terre
Russe
Tartari – o meglio tatari, popolo turco di origine centroasiatica a capo del quale c’era un’élite militare
mongola che invase l’Europa Orientale nel XIII sec.
Peceneghi – popolo turco nomade del Centro Asia
Cumani – popolo turco nomade, conosciuto dai russi col nome di Polovzi ovvero “quelli dai capelli color
paglia” a causa del loro aspetto notevole di biondi con occhi azzuri
Nestoriani – erano i Cristiani di Nestorio, dichiarato eretico dal Patriarca di Costantinopoli, che diffusero il Cristianesimo nel Centro Asia fino nella valle del Tarim a nord della Cina


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